venerdì 13 dicembre 2013

Da un albero a un altro.



Un sacco di cianfrusaglie colorate. Fiori veri e fiori finti. Un'invasione di cavalli di legno svedesi, quelli rossi per intenderci. Un Ciao (il motorino).
Sono sul terrazzo, e oggi c'è un bellissimo sole invernale. Mentre la luce viene filtrata dalle foglie dell'ulivo che cerca di sopravvivere all'inverno, penso al futuro. Le sfide che mi aspettano. Sia nel rapportarmi agli altri che con me stesso.

Ripenso a chi mi consigliava di esplorare nuovi lidi. Aveva ragione, così sono andato alla ricerca di un sogno modesto. Però la porta da cui bussa non è a Stoccolma. A dirla tutta, è a 1048 chilometri da qui.

Pacchi quasi pronti intorno a me. Mentre metto via quelle poche cose che porterò, rivedo l'ultimo anno e mezzo - inutile dirlo. Fiori, strani portafortuna cinesi e pietre islandesi passano dalle mie mani agli scatoloni. La mia visita in Svezia forse non è stata così temporanea, anche se la parola che mi fa sentire più a mio agio nel riferirmi a essa è proprio questa: visita.

Ripenso ad un bellissimo viaggio a Sala, qualche centinaia di chilometri a nord di Stoccolma. Una delle attività principali fu un percorso sugli alberi. In alcuni punti, per poter passare da un albero ad un altro, era necessario agganciare l'imbracatura ad un filo e lasciarsi penzolare tra un tronco e l'altro. Ora, io soffro di vertigini.

E ho le vertigini anche in questo periodo. Come feci allora a Sala, mi tengo stretto a tutto ciò che ho tra le mie mani, chiudo gli occhi; mi butto.

Ciao Stoccolma.
Benvenuta Berlino.

Nessun commento:

Posta un commento