Seppur con qualche minuto di ritardo, arrivasti. Un grandissimo sorriso, e l'aspetto di uno che non ha il tempo di guardarsi allo specchio, da tanto che è impegnato. Una volta entrati, trovammo un piccolo spazio, in mezzo alla calca, dove poterci fermare a parlare. Continuavi a sfoderare acronimi in inglese, e raccontavi di come fosse eccitante quello che facevi. Sembravi quasi commosso quando parlavi di come non ti aspettavi che un'esperienza all'estero avrebbe cambiato così tanto la tua vita. Di come le tue convinzioni sul tuo futuro sarebbero state distrutte, e poi ricostruite in modo da essere più solide di prima. Ogni parola che usciva dalla tua bocca mi faceva sentire sempre più impaziente e curioso riguardo quello che avrei dovuto affrontare, e non riuscivo a smettere di fare domande.
Dopo circa una mezz'ora dicesti che non ti saresti potuto trattenere oltre, così mi salutasti e ti incamminasti verso la porta. Con il mio solito modo di fare, richiamai la tua attenzione alzando la voce. C'era una domanda che dovevo assolutamente farti. Ti chiesi se saresti rimasto in Svezia dopo esserti laureato. Con lo sguardo pieno di malizia, scoppiasti in una risata: "non te lo posso dire, è una sorpresa!".